Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
dal duemilaecredici si è passati al 2015, guarda caso l'anno in cui maglionne lascerà la Fiat... secondo me sono solo voci, per non far parlare di una possibile vendita a chi è intenzionato a investire sul serio in Alfa Romeo
- galia
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
Io non sono entusiasta di questa notizia non mi piace la idea
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
Peccato, invece è una bella notizia, in primis smentisce le continue voci di cessione del Marchio AR, in secondo luogo lo spider Mazda è una icona in campo internazionale. Il telaio sarà in comune, differiranno le carrozzerie ed i motori. Io sono un nazionalista convinto, mi interessa particolarmente che AR rimanga Italiana, avete visto le Lamborghini con i tasti e componentistica Audi? o la R8 scopiazzata dalla Lamborghini (stessa Casa) ma con grossi problemi al cambio, R8 vendute dopo pochi km per insoddisfazione dei clienti.
Quest'accordo getta le basi per un rientro in grande stile dell'Alfa, finalmente si inizia a vedere la luce di questo lungo tunnel. Oggi non si fanno accordi così alla leggera, non ci si può permettere di buttare soldi dalla finestra, ecco uno dei motivi per cui credo sia una ottima scelta, adesso occorre ampliare la gamma, dalle berline ai coupe, per i SUV ci penserei un attimo.
Quest'accordo getta le basi per un rientro in grande stile dell'Alfa, finalmente si inizia a vedere la luce di questo lungo tunnel. Oggi non si fanno accordi così alla leggera, non ci si può permettere di buttare soldi dalla finestra, ecco uno dei motivi per cui credo sia una ottima scelta, adesso occorre ampliare la gamma, dalle berline ai coupe, per i SUV ci penserei un attimo.
- tony-gt
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
effettivamente la notizia è positiva, la mx-5 è un gran bel giocattolo, ottimo telaio direi al top del segmento. Certo a voler essere pignoli ci sono 2 frasi che lasciano qualche dubbio:
il Lingotto ha annunciato la firma con la giapponese Mazda Motor Corporation di un memorandum d'intesa (MoU) non vincolante per lo sviluppo e la produzione di un nuovo spider
non vi offendente, ma ormai mi posso aspettare di tutto, compreso l'annullamento dell'accordo, quindi incrocio le dita ed aspetto in silenzio. La firma dell'accordo finale è prevista per la seconda metà del 2012.
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
ecco come potrebbe essere la Coupè 4C su base MX-5
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
che "attrezzo" malefico!!!
- tony-gt
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
incrocio le dita
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Re: Accordo Fiat Mazda per nuovo spider Alfa Romeo
Il problema è trovare il coraggio per arrivare una buona volta a capire cosa fare del marchio Alfa Romeo. Ormai è da quasi dieci anni che la gamma va sempre più riducendosi, al punto che oggi molti non possono più trovare nel listino il tipo di auto che cercano. Io, come tanti, qualora dovessi essere costretto (ma mi dovrebbero trascinare con le catene!) a dare via la 155 come auto da impiegare H24 per 365 giorni all'anno, quasi sicuramente cambierei marchio e pure nazionalità.
Mi piacerebbe, invece, che si tornasse di nuovo a respirare l'atmosfera degli anni Novanta, che sono qui dietro l'angolo, ma che sembrano distanti un'era geologica. Quando penso a quegli anni, quando penso a quelle prime auto della provincia debole che fino agli ultimi anni Ottanta era stata l’Alfa Romeo, istintivamente inizia a rotolarmi in testa soprattutto una parola, un concetto: futuro, avvenire, sviluppo. Gli anni Novanta sono stati anni in cui si presentava un modello e, mentre lo si lanciava, già se ne attendeva un altro. Insomma, erano gli anni in cui la gamma si rinnovava, erano gli anni in cui finalmente si tornava a investire sul marchio Alfa Romeo. E’ durato per un po’. Poi il giocattolo si è inceppato. I primi dieci anni di questo nuovo secolo sono stati strani per l’Alfa. Dall’altare alla polvere, da marchio prezioso visto dai più come l’unico vero cavallo capace di trainare la Fiat fuori dalle secche (finanziarie e industriali) e marchio da affiancare a Ferrari e Maserati per costituire un polo del lusso (o polo sportivo, non s'è mai capito...) mai decollato, a marchio più volte additato dall’attuale dirigenza come una palla al piede, pesante e difficile da gestire e persino da capire. Oggi, vadano come vadano le cose, si è arrivati di fronte al bivio: cosa fare dell’Alfa Romeo?
Possiamo dimenticare quel Marchionne che, euforico per la nuova avventura made in Chrysler, non risparmiò parole forti contro l’Alfa Romeo e i suoi uomini, parlando di investimenti eccessivi, di programmi poco credibili, di ambizioni da ridimensionare? A giudicare dai numeri che fa la gamma attuale sul mercato, come dargli torto?
Come? In un solo modo: ricordandogli che al timone, da anni, tutto sommato c’è pur sempre lui. E il capitano del Titanic dovrebbe sapere quando arriva il momento di assumersi le proprie responsabilità. A dire il vero, quando ha parlato di investimenti eccessivi, il riferimento di Marchionne era rivolto alla progettazione e industrializzazione della 159, da lui trovata già bella e pronta come una polpetta avvelenata, all’indomani del suo insediamento in Fiat. La 159, costata un miliardo di euro, mollata da Saab e Opel e sicuramente nata male. Molto bella esteticamente quanto poco efficiente nel suo complesso: pesante, sovradimensionata, ampiamente sottomotorizzata, priva di motori a benzina dotati di carattere (con l’eccezione del bel 1750 TBi arrivato però troppo tardi!) e priva pure di un adeguato sviluppo nei motori a gasolio. Solo che dal 2005 in poi c'è stato Marchionne al timone. Se la 159 non è stata più sviluppata, la colpa è sua. Se la 147 è stata fatta morire di inedia, la colpa è sua. Se la 166 non ha trovato un'erede, la colpa è sua. Se oggi abbiamo in gamma praticamente solo un motore a benzina degno di questo nome e un unico frazionamento, la colpa è sua. Se mancano un coupé, una spider, un suv, la colpa è sua. Se non esiste in gamma un 6 cilindri a gasolio e i 4 cilindri sono inchiodati alla soglia dei 170 cv, la colpa è sua. Se la Giulietta, tra ripensamenti e continui reset di progetto, si è fatta attendere troppo a lungo, la colpa è sua. Se la Mito s'è segata le gambe da sola nascendo solo a tre porte, la colpa è sua. Se lo stile delle ultime Alfa è stato capace di scontentare molti, troppi, la colpa è sua. E si potrebbe continuare a lungo. Per non parlare del disastro Lancia: ma chi vuoi che acquisti una Thema (che, tra paretesi, a me esteticamente piace), una Flavia e una Voyager con quei motori e quelle trasmissioni?
Insomma, gli errori fatti negli ultimi 7 anni sono colossali. Oggi bisogna praticamente ripartire da zero, un po' come già accaduto nel 1986, iniziando effettivamente a mettere i soldi lì dove c’è la concreta possibilità di vederli poi fruttare. Ma quando si parte da zero si deve anche ritrovare la capacità di essere positivamente strabici, rivolgendo un occhio ai passi di oggi e l’altro occhio ai passi da muovere domani e pure dopodomani. Una buona volta, che si scelga una strada, e che poi si trovi il coraggio di percorrerla sino in fondo. Senza se, senza ma, senza forse. Si assegni all’Alfa Romeo una mission precisa e poi la si metta in condizioni di operare nella direzione fissata. Tutto, ma proprio tutto, è meglio di un marchio reinventato ogni quattro anni. Che poi è come dire: ok al blocco degli investimenti sul marchio Alfa Romeo finché non ci si chiarisca le idee su cosa questo marchio vuol far da grande. Ma dopo, quando le idee (qualunque esse siano) diventano chiare, gli investimenti devono ripartire, perché senza soldi non si è mai potuto cantare messa. E, soprattutto, dopo anni di riflessione e di blocco, direi che è venuto il momento di QUAGLIARE.
In dieci anni, per l'Alfa e sulla pelle dell'Alfa si sono fatti piani e stretti accordi e memoranda su tutto e il contrario di tutto. In dieci anni si è favoleggiato di piattaforme Pontiac (che nel frattempo ha chiuso i battenti), di piattaforme Chrysler, di piattaforme Jeep, di piattaforme Dodge, persino di piattaforme Mini-Bmw (ma queste chissà chi se le ricorda: roba di 7 anni fa...). Ora è arrivata 'sta cosa con la Mazda che non si capisce neanche cosa è e a cosa potrà portare. L'ennesima "terra santa" da esplorare. Io, francamente, di tutte le cose studiate, indagate, progettate, sperimentate per anni da questi super-maxi-iper-extra-mega-galattici cervelloni cosiddetti italiani che campano masticando solo risotti e bagnacauda, fino a questo momento non ne ho vista realizzata neanche mezza. Per cui, quando finalmente mi presenteranno in listino qualcosa di serio e di concreto, allora e solo allora ne riparleremo.
Mi piacerebbe, invece, che si tornasse di nuovo a respirare l'atmosfera degli anni Novanta, che sono qui dietro l'angolo, ma che sembrano distanti un'era geologica. Quando penso a quegli anni, quando penso a quelle prime auto della provincia debole che fino agli ultimi anni Ottanta era stata l’Alfa Romeo, istintivamente inizia a rotolarmi in testa soprattutto una parola, un concetto: futuro, avvenire, sviluppo. Gli anni Novanta sono stati anni in cui si presentava un modello e, mentre lo si lanciava, già se ne attendeva un altro. Insomma, erano gli anni in cui la gamma si rinnovava, erano gli anni in cui finalmente si tornava a investire sul marchio Alfa Romeo. E’ durato per un po’. Poi il giocattolo si è inceppato. I primi dieci anni di questo nuovo secolo sono stati strani per l’Alfa. Dall’altare alla polvere, da marchio prezioso visto dai più come l’unico vero cavallo capace di trainare la Fiat fuori dalle secche (finanziarie e industriali) e marchio da affiancare a Ferrari e Maserati per costituire un polo del lusso (o polo sportivo, non s'è mai capito...) mai decollato, a marchio più volte additato dall’attuale dirigenza come una palla al piede, pesante e difficile da gestire e persino da capire. Oggi, vadano come vadano le cose, si è arrivati di fronte al bivio: cosa fare dell’Alfa Romeo?
Possiamo dimenticare quel Marchionne che, euforico per la nuova avventura made in Chrysler, non risparmiò parole forti contro l’Alfa Romeo e i suoi uomini, parlando di investimenti eccessivi, di programmi poco credibili, di ambizioni da ridimensionare? A giudicare dai numeri che fa la gamma attuale sul mercato, come dargli torto?
Come? In un solo modo: ricordandogli che al timone, da anni, tutto sommato c’è pur sempre lui. E il capitano del Titanic dovrebbe sapere quando arriva il momento di assumersi le proprie responsabilità. A dire il vero, quando ha parlato di investimenti eccessivi, il riferimento di Marchionne era rivolto alla progettazione e industrializzazione della 159, da lui trovata già bella e pronta come una polpetta avvelenata, all’indomani del suo insediamento in Fiat. La 159, costata un miliardo di euro, mollata da Saab e Opel e sicuramente nata male. Molto bella esteticamente quanto poco efficiente nel suo complesso: pesante, sovradimensionata, ampiamente sottomotorizzata, priva di motori a benzina dotati di carattere (con l’eccezione del bel 1750 TBi arrivato però troppo tardi!) e priva pure di un adeguato sviluppo nei motori a gasolio. Solo che dal 2005 in poi c'è stato Marchionne al timone. Se la 159 non è stata più sviluppata, la colpa è sua. Se la 147 è stata fatta morire di inedia, la colpa è sua. Se la 166 non ha trovato un'erede, la colpa è sua. Se oggi abbiamo in gamma praticamente solo un motore a benzina degno di questo nome e un unico frazionamento, la colpa è sua. Se mancano un coupé, una spider, un suv, la colpa è sua. Se non esiste in gamma un 6 cilindri a gasolio e i 4 cilindri sono inchiodati alla soglia dei 170 cv, la colpa è sua. Se la Giulietta, tra ripensamenti e continui reset di progetto, si è fatta attendere troppo a lungo, la colpa è sua. Se la Mito s'è segata le gambe da sola nascendo solo a tre porte, la colpa è sua. Se lo stile delle ultime Alfa è stato capace di scontentare molti, troppi, la colpa è sua. E si potrebbe continuare a lungo. Per non parlare del disastro Lancia: ma chi vuoi che acquisti una Thema (che, tra paretesi, a me esteticamente piace), una Flavia e una Voyager con quei motori e quelle trasmissioni?
Insomma, gli errori fatti negli ultimi 7 anni sono colossali. Oggi bisogna praticamente ripartire da zero, un po' come già accaduto nel 1986, iniziando effettivamente a mettere i soldi lì dove c’è la concreta possibilità di vederli poi fruttare. Ma quando si parte da zero si deve anche ritrovare la capacità di essere positivamente strabici, rivolgendo un occhio ai passi di oggi e l’altro occhio ai passi da muovere domani e pure dopodomani. Una buona volta, che si scelga una strada, e che poi si trovi il coraggio di percorrerla sino in fondo. Senza se, senza ma, senza forse. Si assegni all’Alfa Romeo una mission precisa e poi la si metta in condizioni di operare nella direzione fissata. Tutto, ma proprio tutto, è meglio di un marchio reinventato ogni quattro anni. Che poi è come dire: ok al blocco degli investimenti sul marchio Alfa Romeo finché non ci si chiarisca le idee su cosa questo marchio vuol far da grande. Ma dopo, quando le idee (qualunque esse siano) diventano chiare, gli investimenti devono ripartire, perché senza soldi non si è mai potuto cantare messa. E, soprattutto, dopo anni di riflessione e di blocco, direi che è venuto il momento di QUAGLIARE.
In dieci anni, per l'Alfa e sulla pelle dell'Alfa si sono fatti piani e stretti accordi e memoranda su tutto e il contrario di tutto. In dieci anni si è favoleggiato di piattaforme Pontiac (che nel frattempo ha chiuso i battenti), di piattaforme Chrysler, di piattaforme Jeep, di piattaforme Dodge, persino di piattaforme Mini-Bmw (ma queste chissà chi se le ricorda: roba di 7 anni fa...). Ora è arrivata 'sta cosa con la Mazda che non si capisce neanche cosa è e a cosa potrà portare. L'ennesima "terra santa" da esplorare. Io, francamente, di tutte le cose studiate, indagate, progettate, sperimentate per anni da questi super-maxi-iper-extra-mega-galattici cervelloni cosiddetti italiani che campano masticando solo risotti e bagnacauda, fino a questo momento non ne ho vista realizzata neanche mezza. Per cui, quando finalmente mi presenteranno in listino qualcosa di serio e di concreto, allora e solo allora ne riparleremo.