Alfetta berlina

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Alfetta berlina

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Alfetta, dal 1972 al 1983.

(1972) Alfetta Nel 1972, il progetto con sigla 116 è pronto per essere presentato con il nome di Alfetta. La linea, elaborata dal Centro Stile Alfa Romeo, con la parte frontale piuttosto raccolta e quella posteriore voluminosa, concilia le esigenze di sportività con quelle di capacità di carico: si tratta di un netto distacco dalle linee arrotondate della Giulia e la nuova berlina si avvicina più alla filosofia della 1750, che per l'appunto va a sostituire. Ma è, come al solito, la meccanica a fare la parte del leone e a distinguerla nettamente dalle concorrenti. In un certo senso si può dire che l'Alfetta è l'auto di serie più rivoluzionaria e innovativa della casa milanese costruita dal dopoguerra. La disposizione degli organi meccanici con motore anteriore longitudinale arretrato e gruppo frizione-cambio-differenziale (schema Transaxle) al retrotreno ha come effetto un'eccellente distribuzione dei pesi, ripartito 50/50. Il raffinato ponte posteriore è del tipo De Dion con parallelogramma di Watt, i freni a disco posteriori inboard (affiancati al differenziale) per consentire una netta diminuzione delle masse non sospese. Proprio questa somiglianza tecnica con la monoposto 159, vincitrice del campionato del mondo di F.1 nel 1951 e nella sua epoca battezzata appunto Alfetta dagli appassionati, convinse la dirigenza ad utilizzare proprio il nome Alfetta per la nuova vettura. Anche la geometria delle sospensioni anteriori è inedita per un'Alfa, con elementi elastici a barra di torsione (in luogo delle molle), cosi come lo sterzo a cremagliera, che ha il piantone del tipo regolabile in senso verticale. Il motore 4 cilindri in linea bialbero, tutto in alluminio, è lo stesso della 1750, cioè il 1779 cc, eccezion fatta per la potenza massima erogata, ora di 122 CV din, e per il diverso disegno della coppa dell'olio, nonchè per il sistema di raffreddamento, ora dotato di un'elettroventola a comando termostatico.
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(1975) Alfetta 1.6 - 1.8 Nella primavera del 1975 viene presentata la versione 1.6, dotata di motore 1570 cc erogante 109 CV a 5600 g/m e semplificata negli allestimenti rispetto all'Alfetta che ora prende la denominazione di Alfetta 1.8, la quale intanto subisce un leggero restyling facilmente identificabile dalla calandra priva dei tre profili cromati, dallo scudo più largo, dai quattro rostri paraurti ora completamente in gomma, dai bracci dei tergicristalli completamente neri e dalla scritta Alfetta 1.8 che adesso compare sul baule (in luogo della precedente scritta Alfetta). All'interno viene modificata la leva di apertura del cofano motore e la scatola portafusibili, viene adottato il lavavetro a comando elettrico, i comandi della climatizzazione sono ora ridisegnati e illuminati, le parti che nella serie '72 sono in legno diventano nella serie '75 in finto legno, così come diventano in plastica i comandi sulle porte che nella serie '72 sono invece di materiale metallico: deflettori, alzacristalli, apertura porte. Viene anche invertita la posizione degli strumenti di tachimetro e contagiri, che ora adottano i fondini di colore azzurro (in luogo del nero) adottati fin dall'origine anche dalla 1.6. Una nuova messa a punto del motore, volta al contenimento dei consumi di carburante riduce la potenza massima erogata a 118 CV a 5300 g/m. Nel 1977, poi, gli allestimenti di carrozzeria ed interni riguardanti le versioni 1.6 e 1.8 vengono tra loro unificati verso l'alto, nel senso che entrambe le motorizzazioni sono adesso commercializzate con l'allestimento che prima era riservato alla 1.8. Restano invariate le caratteristiche meccaniche.

Alfetta 1.6
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Alfetta 1.8
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(1977) Alfetta 2000 La nuova Alfetta 2000 venne presentata al salone di Ginevra del 1977. Gli elementi di distinzione dalla precedente serie sono parecchi, a cominciare dal frontale più basso e allungato di circa 10 cm, con due gruppi ottici rettangolari inseriti in una calandra più squadrata e di colore nero. Il cofano ora non si apre più controvento, mentre i grossi paraurti in acciaio hanno inserti in poliuretano espanso e incorporano anteriormente gli indicatori di direzione. La fiancata è caratterizzata dall'assenza del deflettore anteriore e dalle griglie di sfogo dell'aria più larghe, mentre i gruppi ottici posteriori sono maggiorati. La plancia, che adotta un nuovo disegno, è di colore marrone e nuovi sono anche il volante e la tappezzeria. La vettura è dotata del bialbero 1962 cc che eroga 122 CV a 5400 g/m.
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(1977) Alfetta 2.0 L Nel luglio del 1978 viene presentata l'Alfetta 2.0 L che, grazie ad una ottimizzazione della messa a punto del propulsore, consente di contenere i consumi di carburante nonostante la potenza erogata sia ora di 130 CV. Con l'uscita di questo propulsore, viene per la prima volta adottato da Alfa Romeo il dispositivo di regolazione dell'anticipo di accensione tramite attuatore pneumatico a depressione. All'interno sono da segnalare diverse finiture dei tessuti, mentre la plancia presenta ora il rivestimento con listelli in finta radica, in luogo dei precedenti listelli con finitura satinata.
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(1979) Alfetta 1.6 - 1.8 Nel 1979 le versioni 1.6 e 1.8 adottano le portiere della 2.0 L, con maniglie incassate e prive dei deflettori laterali: le vetture vengono in gergo definite unificate. Il bialbero della versione 1.8 ritorna alla potenza iniziale di 122 CV erogati a 5300 g/m.
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(1979) Alfetta 2.0 turbodiesel Nel 1979 viene presentata l'Alfetta Turbo D, dotata del propulsore di 1995 cc ed erogante 82 CV a 4300 g/m, prodotto dalla VM di Cento (FE): la vettura si impone subito come una delle piu' veloci vetture a gasolio del momento. Esternamente e internamente presenta allestimenti analoghi alla 2.0 L, ma è risonoscibile - oltre che per la sigla Turbo D posta sul baule - anche per il voluminoso codino dello scarico.
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(1981) Alfetta 2.0 Li America Nel 1981 viene presentata l'Alfetta 2.0 Li, versione destinata al mercato USA e dotata di paraurti ad assorbimento di energia (in linea con le severe norme statunitensi inerenti la sicurezza stradale) e di listelli paracolpi sulle fiancate. Il motore è dotato di alimentazione ad iniezione meccanica realizzata dalla SPICA e la vettura, dotata di ruote in lega specifiche, è disponibile nell'unica tinta grigio metallizzato. Da notare che tale versione fu realizzata anche per alcuni mercati europei con la denominazione di Alfetta Si e resa disponibile - in questo caso - anche nella tinta testa di moro. Il propulsore delle versioni Si e Li, sviluppa una potenza di 125 CV.
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(1982) Alfetta 1.6 - 1.8 - 2.0 Nel 1982 tutte le versioni dell'Alfetta vengono unificate alla scocca della 2.0 L e presentano alcuni aggiornamenti: le coppe ruota sono ora realizzate in materiale plastico di colore nero, il retrovisore esterno regolabile è a comando elettrico, l'antenna dell'autoradio è integrata nel parabrezza, i ripetitori laterali degli indicatori di direzione vengono spostati vicino alle portiere anteriori (nella parte posteriore dell'arco passaruota). In particolare, la versione 2.0 presenta la calandra di colore alluminio satinato, i proiettori anteriori sono dotati di tergilavafari (accessorio ottenibile a richiesta anche sulla Turbo D), di dimensioni maggiori sono ora i fregi Alfa Romeo applicati alla carrozzeria, le fiancate sono dotate di profili paracolpi e di rivestimenti sottoporta in materiale plastico. Posteriormente, la versione 1982 dell'Alfetta è riconoscibile per il portatarga in materiale plastico che unisce i due gruppi ottici. Iinternamente, i listelli in finta radica lasciano il posto ai listelli in finto mogano e anche il volante a tre razze e' ora di nuovo disegno, presentando nelle versioni 2.0 e 2.0 Turbo D la corona in finto legno. Di nuovo disegno pure le bocchette di areazione. Nelle versioni 2.0 e 2.0 Turbo D, infine, sono di serie gli alzacristalli elettrici anteriori e - unicamente per la versione 2.0 - anche gli appoggiatesta posteriori. A livello meccanico, sono da segnalare sulle versioni 1982, l'adozione di rapporti del cambio allungati (ora con la quarta marcia di potenza e quinta di riposo) al fine di un contenimento dei consumi, l'innovativo impianto di accensione elettronica senza contatti (breakerless) realizzato da Magneti Marelli e una taratura delle sospensioni volta a conferire maggiore comfort di guida.

Alfetta 1.6 - 1.8
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Alfetta 2.0
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(1981) Alfetta 2.0 Li America CEM Taxi - (1982) Alfetta 2.0 CEM Il 1982 vede anche la nascita commerciale dell'Alfetta CEM (Controllo Elettronico Motore), una versione ad iniezione elettronica che permette il funzionamento modulare del propulsore (1962 cc, 130 CV) escludendo alternativamente una coppia di cilindri (1-3 e 2-4). Internamente, la versione CEM presenta un pannello di controllo attraverso il quale si ottengono indicazioni sul funzionamento modulare del motore, con la possibilità di attivare o disattivare il sistema. Grazie al sistema "modulare", l'Alfetta CEM vanta una riduzione dei consumi di carburante superiore al 15%. Le dotazioni e gli allestimenti sono i medesimi della versione 2.0 del 1982. Da ricordare che la versione CEM del 1982 segue un'altra versione CEM allestita nel 1981 sulla carrozzeria dell'Alfetta 2.0 Li e affidata sperimentalmente all'uso dei tassisti di Milano.

Alfetta 2.0 Li America CEM Taxi (1981)
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Alfetta 2.0 CEM (1982)
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(1982) Alfetta 2.0 Quadrifoglio Oro Sempre del 1982 è la presentazione dell'Alfetta Quadrifoglio Oro (1962 cc, 125 CV) dotata dell'impianto di alimentazione ad iniezione meccanica SPICA già adottato sulle versioni Li e Si. Questa versione, disponibile nelle due tinte grigio metallizato e bronzo metallizzato, presenta il frontale a 4 proiettori circolari e ruote in lega di forgia specifica. Internamente sono presenti rivestimenti più curati e la strumentazione è arricchita da un inedito check-control e da un trip computer che informa sui consumi e sulle percorrenze. La vettura è dotata di serie di alzacristalli elettrici anteriori e posteriori, di regolazione elettrica dei sedili e di cinture di sicurezza per tutti i cinque posti. Le finiture in materiale plastico sono di color marrone e l'auto è inoltre dotata di vetri bronzati. All'inizio del 1983, l'Alfetta Quadrifoglio Oro perde l'iniezione meccanica SPICA e viene dotata di alimentazione a 4 carburatori: la potenza sale a 130 CV.
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(1983) Alfetta 1.6 - 1.8 - 2.0 turbodiesel Nella primavera del 1983, l'Alfetta si rinnova per l'ultima volta. Esteriormente cambia la calandra anteriore e viene aggiunto uno spoiler sotto al paraurti di nuovo disegno, con cantonali che arrivano fino all'arco passaruota. Su tutta la carrozzeria viene fatto largo uso di finizioni in materiale plastico e, posteriormente, una nuova cornice in materiale composito racchiude i gruppi ottici e la targa. Scompare dal baule il comando di apertura dello stesso, che viene ora comandato dall'interno tramite una leva posta alla base del sedile di guida (un secondo cavo di emergenza è posto sotto il divanetto posteriore). I montati posteriori si presentano ora privi dei caratteristici sfoghi d'aria, spostati ai lati del lunotto. Le coppe ruota sono di colore grigio. Internamente la plancia viene totalmente ridisegnata, come anche il quadro strumenti (che presenta una nuova grafica) ed i pannelli porta. Nelle versioni top di gamma, viene adottato un imperiale multifunzione che attraversa tutto il rivestimento interno del tetto e presenta comandi per gli alzavetri, la plafoniera e gli spot di lettura anteriori e posteriori. Infine, il divano posteriore è ora dotato di appoggiatesta integrati.
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(1983) Alfetta 2.0 Quadrifoglio Oro Nel corso del 1983, l'Alfetta Quadrifoglio Oro viene dotata del nuovo propulsore 1962 cc dotato di iniezione elettronica sequenziale Bosch Motronic con variatore di fase posizionato sull'albero a camme di aspirazione, accensione elettronica digitale integrata: questa versione si rivela, sia sotto l'aspetto meccanico che delle finiture e delle dotazioni di serie, in grado di rivaleggiare con una concorrenza ben piu' moderna. I 130 cv erogati dal bialbero le permettono di superare i 185 km/h e la regolarità di marcia e il piacere di guida assicurati dal sistema di gestione del motore ne fanno una berlina estremamente dinamica. L'applicazione del variatore di fase è inoltre stata l'antesignana di una tecnologia all'avanguardia che ha equipaggiato molte Alfa Romeo negli anni seguenti ed è ancora oggi un avanzato e valido sistema di ottimizzazione delle prestazioni, dei consumi e delle emissioni inquinanti dei motori.
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(1983) Alfetta 2.0 - 2.4 turbodiesel Il 1983 è anche l'anno che vede affiancare all'Alfetta 2.0 Turbo D una nuova versione dotata di motore 2.4, sempre prodotto dalla VM, che eroga una potenza di 95 CV a 4200 g/m e che, spingendo la vettura a oltre 165 km/h, porta di nuovo l'Alfetta ai vertici prestazionali tra le vetture a gasolio.
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(1984) Arriva l'Alfa 90 L'Alfetta, dopo 12 anni di onorata carriera, esce di produzione alla fine del 1984. Sarà sostituita dall'Alfa 90.
Ultima modifica di Maskuel il 07/10/2012, 9:44, modificato 3 volte in totale.
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cogi ha scritto:Nel 1972, il progetto con sigla 116 è pronto per essere presentato con il nome di Alfetta. La linea, elaborata dal Centro Stile Alfa Romeo, con la parte frontale piuttosto raccolta e quella posteriore voluminosa, concilia le esigenze di sportività con quelle di capacità di carico. Si tratta di un netto distacco dalle linee arrotondate della Giulia, la nuova berlina si avvicina più alla filosofia della 1750, che per l'appunto va a sostituire. Ma è, come al solito, la meccanica a fare la parte del leone e a distinguerla nettamente dalle concorrenti. In un certo senso si può dire che l'Alfetta è l'auto di serie più rivoluzionaria e innovativa della casa milanese costruita dal dopoguerra. La disposizione degli organi meccanici con motore anteriore longitudinale arretrato e gruppo frizione-cambio-differenziale (schema Transaxle) al retrotreno ha come effetto un'eccellente distribuzione dei pesi, ripartito 50/50. Il raffinato ponte posteriore è del tipo De Dion con parallelogramma di Watt, i freni a disco posteriori "inboard" (affiancati al differenziale) per consentire una netta diminuzione delle masse non sospese. Proprio questa somiglianza tecnica con la monoposto 159, detta appunto "Alfetta", vincitrice del campionato del mondo di F.1 nel 1951, convinse la dirigenza a battezzare la vettura con il nome di Alfetta. Anche la geometria delle sospensioni anteriori è inedita per un'Alfa, con elementi elastici a barra di torsione (in luogo delle molle), cosi come lo sterzo a cremagliera, che ha il piantone del tipo regolabile in senso verticale. Il motore 4 cilindri in linea bialbero tutto in alluminio è lo stesso della 1750, cioè il 1779 cc, eccezion fatta per la potenza massima erogata, ora di 122 CV din, e per il diverso disegno della coppa dell'olio nonchè il sistema di raffreddamento, ora dotato di un'elettroventola a comando termostatico. Nella primavera del 1975 viene presentata la versione 1.6 dotata di motore 1570 cc erogante 109 CV a 5600 g/m, semplificata negli allestimenti rispetto all' Alfetta che ora prende la denominazione di Alfetta 1.8, la quale intanto subisce un leggero restyling, facilmente identificabile dalla calandra priva dei tre profili cromati, dallo scudo più largo, dai quattro rostri paraurti ora completamente in gomma, sul baule compare la scritta Alfetta 1.8, i bracci dei tergicristalli sono neri. All'interno viene modificata la leva di apertura del cofano motore e la scatola portafusibili, viene adottato il lavavetro a comando elettrico, i comandi della climatizzazione sono ora illuminati. Viene invertita la posizione degli strumenti di tachimetro e contagiri, che ora adottano fondini di colore azzurro in luogo del nero, strumentazione adottata fin dall'origine anche dalla 1.6. Una nuova messa a punto del motore, volta al contenimento dei consumi di carburante riduce la potenza massima erogata a 118 CV a 5300 g/m. Nel 1977 gli allestimenti di carrozzeria ed interni riguardanti le versioni 1.6 e 1.8 vengono unificati, restano invariate le caratteristiche meccaniche.
La versione 2000 venne presentata al salone di Ginevra del 1977, gli elementi di distinzione dalla precedente serie sono parecchi, a cominciare dal frontale, più basso e allungato di circa 10 cm, con due gruppi ottici rettangolari inseriti in una calandra più squadrata e di colore nero. Il cofano ora non si apre più controvento, mentre i grossi paraurti in acciaio hanno inserti in poliuretano espanso e incorporano anteriormente gli indicatori di direzione. La fiancata è caratterizzata dall'assenza del deflettore anteriore e dalle griglie di sfogo dell'aria più larghe, mentre i gruppi ottici posteriori sono maggiorati. La plancia di nuovo disegno e' di colore marrone, nuovo sono il volante e la tappezzeria. La vettura e' dotata del bialbero 1962 cc che eroga 122 CV a 5400 g/m.
Nel luglio del 1978 viene presentata l'Alfetta 2.0 L, che grazie ad una ottimizzazione della messa a punto del propulsore consente di contenere i consumi di carburante nonostante la potenza erogata sia ora di 130 CV, con l'uscita di questo propulsore, viene per la prima volta adottato da Alfa Romeo, il dispositivo di regolazione dell'anticipo di accensione, tramite attuatore pneumatico a depressione.
All'interno sono da segnalare diverse finiture dei tessuti, mentre la plancia presenta ora il rivestimento con listelli in finta radica, in luogo dei precedenti listelli con finitura satinata.
Nel 1979 viene presentata l'Alfetta Turbo D, dotata del propulsore di 1995 cc ed erogante 82 CV a 4300 g/m, prodotto dalla VM di Cento (FE), la vettura si impone subito come una delle piu' veloci vetture a gasolio del momento.
Esternamente e internamente, presenta allestimenti analoghi alla 2.0 L, ma risonoscibile oltre che per la sigla "Turbo D" posta sul baule, anche per il voluminoso codino dello scarico.
Nel 1980 le versioni 1.6 e 1.8 adottano le portiere della 2.0 con maniglie incassate e prive dei deflettori laterali, le vetture in gergo vengono definite unificate. Il bialbero della versione 1.8 ritorna alla potenza iniziale di 122 CV erogati a 5300 g/m.
Nel 1981 viene presentata l'Alfetta 2.0 Li, versione destinata al mercato U.S.A. dotata di paraurti ad assorbimento di energia, in linea con le severe norme statunitensi inerenti la sicurezza stradale, listelli paracolpi sulle fiancate. Il motore e' dotato di alimentazione ad iniezione meccanica realizzata dalla SPICA, ed e' dotata di ruote in lega specifiche, la vettura è disponibile nell'unica tinta grigio metallizzato. Da notare che tale vettura fu realizzata anche per alcuni mercati europei, con la denominazione di Alfetta Si, e disponibile in questo caso anche nella tinta testa di moro. Il propulsore delle versioni Si e Li, sviluppa una potenza di 125 CV.
Nel 1982 tutte le versioni dell'Alfetta, vengono unificate alla scocca della 2.0 L, presentano inoltre alcuni aggiornamenti, le coppe ruota sono ora realizzate in materiale plastico di colore nero, il retrovisore esterno regolabile con comando elettrico, l'antenna autoradio integrata nel parabrezza, i ripetitori laterali degli indicatori di direzione vengono spostati vicino le portiere anteriori, nella parte posteriore dell'arco passaruota. La versione 2.0 presenta ora la calandra di colore alluminio satinato, i proiettori anteriori sono dotati di tergilavafari, accessorio ottenibile a richiesta anche sulla Turbo D, di dimensioni maggiori sono ora i fregi Alfa Romeo applicati alla carrozzeria. Le fiancate sono dotate di profili paracolpi e di rivestimenti sottoporta in materiale plastico. Posteriormente la versione 1982 dell'Alfetta e' riconoscibile per il portatarga in materiale plastico che unisce i due gruppi ottici, internamente i listelli in finta radica lasciano il posto ai listelli in finto mogano, anche il volante a 3 razze e' ora di nuovo disegno, e presenta nelle versioni 2.0 e Turbo D, la corona in finto legno. Di nuovo disegno anche le bocchette di areazione. Nelle versioni 2.0 e Turbo D sono di serie gli alzacristalli elettrici anteriori, e unicamente per la versione 2.0 gli appoggiatesta posteriori.
A livello meccanico, sono da segnalare sulle versioni 1982, l'adozione di rapporti del cambio allungati (ora con la quarta marcia di potenza e quinta di riposo) al fine del contenimento dei consumi, l'innovativo impianto di accensione elettronica senza contatti (breakerless) realizzato da Magneti Marelli, e una taratura delle sospensioni volta a conferire maggiore comfort di guida.
Sempre del 1982 e' la presentazione dell'Alfetta Quadrifoglio Oro (motore 1962 cc e 125 CV) dotata dell' impianto di alimentazione ad iniezione meccanica SPICA gia' adottato sulle versioni Li e Si. Questa versione, disponibile nelle due tinte grigio metallizato e bronzo metallizzato, presenta il frontale a 4 proiettori circolari, ruote in lega di forgia specifica.
Internamente sono presenti rivestimenti piu' curati e la strumentazione e' arricchita da un inedito check-control e da un trip computer che informa sui consumi e sulle percorrenze.
La vettura e' dotata di serie di alzacristalli elettrici anteriori e posteriori, regolazione elettrica dei sedili e di cinture di sicurezza per tutti i cinque posti, le finiture in materiale plastico sono di color marrone, l'auto e' dotata inoltre di vetri bronzati.
Il 1982 vede anche la nascita dell'Alfetta CEM (Controllo Elettronico Motore), versione ad iniezione elettronica che permette il funzionamento modulare del propulsore, (1962 cc 130 CV) escludendo alternativamente una coppia di cilindri (1-3/2-4). Internamente, la versione CEM, presenta un pannello di controllo, attraverso il quale si ottengono indicazioni sul funzionamento modulare del motore, con la possibilita' di attivare o disattivare il sistema.
Grazie al sistema "modulare" l'Alfetta CEM, vanta una riduzione dei consumi di carburante superiore al 15%. Le dotazioni e gli allestimenti, sono i medesimi della versione 2.0 1982.
All'inizio del 1983 l'Alfetta Quadrifoglio Oro, perde l'iniezione meccanica SPICA e viene dotata di alimentazione a 4 carburatori, la potenza sale a 130 CV.
Nella primavera del 1983 l'Alfetta si rinnova per l'ultima volta. Esteriormente cambia la calandra anteriore e viene aggiunto uno spoiler sotto al paraurti di nuovo disegno, con cantonali che arrivano fino all'arco passaruota, su tutta la carrozzeria viene fatto largo uso di finizioni in materiale plastico, posteriormente una nuova cornice in materiale composito, racchiude i gruppi ottici e la targa.
Scompare dal baule il comando di apertura dello stesso, che viene ora comandato dall'interno da una leva posta alla base del sedile di guida (un secondo cavo di emergenza è posto sotto il divanetoo posteriore). I montati posteriori si presentano ora privi dei caratteristici sfoghi d'aria, spostati ai lati del lunotto. Le coppe ruota sono di colore grigio.
Internamente la plancia viene totalmente ridisegnata, come lo strumento combinato (che presenta una nuova grafica) ed i pannelli porta.
Nelle versioni top di gamma, viene adottato un imperiale multifunzione che attraversa tutto il rivestimento interno del tetto, e presenta comandi per gli alzavetri, plafoniera e spot di lettura anteriori e posteriori, il divano posteriore e' ora dotato di appoggiatesta integrati.
Il 1983, e' anche l'anno che vede affiancare all'Alfetta Turbo D, una nuova versione dotata di motore 2.4, sempre prodotto dalla VM, che eroga una potenza di 95 CV a 4200 g/m, che spingendo la vettura a oltre 165 km/h porta di nuovo l'Alfetta, ai vertici prestazionali tra le vetture a gasolio.
Ma la piu importante novita' nel campo motoristico, riguarda l'Alfetta Q.O. che e' ora dotata del nuovo propulsore 1962 cc dotato di iniezione elettronica sequenziale Bosch Motronic con variatore di fase posizionato sull'albero a camme di aspirazione, accensione elettronica digitale integrata, questa versione si rivela sia sotto l'aspetto meccanico che delle finiture e dotazioni di serie, in grado di rivaleggiare con una concorrenza ben piu' moderna.
I 130 CV erogati dal bialbero, le permettono di superare i 185 km/h, la regolarita' di marcia e il piacere di guida assicurati dal sistema di gestione del motore, ne fanno dell'Alfetta QO una berlina estremamente dinamica.
L'applicazione del variatore di fase, e' inoltre stata l'antesignana di una tecnologia all'avanguardia, che ha equipaggiato molte Alfa Romeo negli anni seguenti, ed e' ancora oggi, dopo 22 anni, un avanzato e valido sistema di ottimizzazione delle prestazioni, consumi ed emissioni dei motori.
L'Alfetta, dopo 12 anni di onorata carriera, esce di produzione alla fine del 1984. Sarà sostituita dall'Alfa 90.
Un'ottima sintesi dell'evoluzione di questo modello. Stavo pensando di inserire questo testo nel messaggio di testa della discussione, per accompagnare le immagini che lì ho postato io. Cogi, va bene?

Aggiungerei un paio di cose.
La prima è, tra le differenze tra la serie '72 e la serie '75, anche la diversità dei materiali impiegati in alcune finiture degli interni: le parti che nella serie '72 sono in legno diventano nella serie '75 in finto legno, così come diventano in plastica i tre comandi sulle porte (deflettori, alzacristalli, apertura porte) che nella serie '72 sono invece di materiale metallico.
Un'altra cosa è poi il ricordare anche la prima Alfetta CEM, quella che sperimentalmente venne nel 1981 affidata ai tassisti milanesi: questa nasce sulla base della Alfetta 2.0 Li, a differenza di quella poi entrata effettivamente in listino nel 1982 che sarebbe stata basata sull'Alfetta 2.0 serie '82.
Infine, io ricordo che le 1.6 e 1.8 "unificate" entrarono in realtà in listino nel 1979 e non nel 1980, come ho scritto inserendo le foto. Ricordo male?
cogi
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Re: Alfetta berlina

Messaggio da leggere da cogi »

Te lo volevo chiedere anche io, di inserire il testo tra le immagini, sarebbe meglio strutturato, inoltre eliminando alcuni post, sarebbe meglio strutturato.
Mi pare, che le leve degli alzacristallo fino alla serie '82 fossero in metallo cromato, mentre il pomello dei deflettori fosse in plastica. Per le unificate, farò ulteriori ricerche e ti farò sapere.
ZeroAlfa
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Re: Alfetta berlina

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cogi ha scritto:Te lo volevo chiedere anche io, di inserire il testo tra le immagini, sarebbe meglio strutturato, inoltre eliminando alcuni post, sarebbe meglio strutturato.
Va bene, appena ho un attimo provvedo a inserire il testo e poi chiedo a qualcuno di cancellare i post "in esubero". :D
Mi pare, che le leve degli alzacristallo fino alla serie '82 fossero in metallo cromato, mentre il pomello dei deflettori fosse in plastica. Per le unificate, farò ulteriori ricerche e ti farò sapere.
Sulla serie '75 sono quasi sicuro che quei comandi fossero tutti in plastica cromata: oddio, è da un po' che non tocco con mano una serie '75, ma mi ricordo di averlo notato più volte. :humm:
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Re: Alfetta berlina

Messaggio da leggere da cogi »

Le versioni vengono unificate nel novembre del 1981, adottano tutte le versione la stessa scocca, con aggiornamenti estetici che riguardano le fasce paracolpi laterali ed i sottoporta in plastica in tinta nera.
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Re: Alfetta berlina

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ragazzi, cogi e ZeroAlfa sono due titani, due colossi quanto a conoscenza dettagliata del mondo Alfa a 360° :shocked: non scherzo...

i vostri post sono affascinanti, sono davvero di valore :ave:

non me ne voglia nessuno, per favore :beer:
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Re: Alfetta berlina

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cogi ha scritto:Le versioni vengono unificate nel novembre del 1981, adottano tutte le versione la stessa scocca, con aggiornamenti estetici che riguardano le fasce paracolpi laterali ed i sottoporta in plastica in tinta nera.
Aspetta, ma tu ti riferisci a queste "unificate":

La 2.0...

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...e la 1.6-1.8.

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Cioè, la serie '82. Queste vennero effettivamente tutte uniformate tra loro alla fine del 1981 per iniziarne la consegna all'inizio del 1982. No, io però mi riferivo a quella cosiddetta "unificata" che, pur con la carrozzeria della serie '75 monta le serrature incassate nelle portiere e i cristalli senza deflettori (e cioè, in pratica, le porte della 2.0 serie '77) . E' in gergo classificata come "unificata" ed è questa che dicevo io mi ricordo lanciata nel 1979 anziché nel 1980:

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Immagine

In pratica sono quelle a cui ti riferisci in questo passaggio:
cogi ha scritto:Nel 1980 le versioni 1.6 e 1.8 adottano le portiere della 2.0 con maniglie incassate e prive dei deflettori laterali, le vetture in gergo vengono definite unificate. Il bialbero della versione 1.8 ritorna alla potenza iniziale di 122 CV erogati a 5300 g/m.
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tony-gt
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Re: Alfetta berlina

Messaggio da leggere da tony-gt »

ooohhh.... ragazzi andateci piano perchè siete un fiume in piena di info, dateci il tempo di assimilare, mettetevi nei nostri panni :D

per me quello che scrivete è tutto nuovo ed è fantastico leggervi :clap:
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Re: Alfetta berlina

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Antonio, Manuel... Sempre troppo buoni, voi! :thanks:

Qualche giorno fa ho trovato e comprato questo: dovrebbe arrivarmi tra domani e dopodomani!! :yaho:

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cogi
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Re: Alfetta berlina

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Ho capito a quali versioni ti riferivi, l'anno è il 1977, vengono unificate le carrozzerie e gli allestimenti interni, questo in contemporanea alla presentazione al salone di Ginevra dell'Alfetta 2000, quest'ultima con carrozzeria diversa nel frontale.
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Re: Alfetta berlina

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Io invece sono in possesso di una originale piastrella in ceramica con il logo Alfa Romeo, era installata in qualche locale, è bellissima. Comunque ho tante belle cosette, tra cui una raccolta di disegni dell'epoca in una carpetta dell'epoca (anni 40) marchiata Alfa Romeo.
Ultima modifica di cogi il 30/03/2011, 13:18, modificato 1 volta in totale.
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Re: Alfetta berlina

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Grazie maskuel e tony :ya: :ciau:
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Re: Alfetta berlina

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cogi ha scritto:Io invece sono in possesso di una originale piastrella in ceramica con il logo Alfa Romeo, era installata in qualche locale, è bellissima. Comunque ho tante belle cosette, tra cui una raccolta di disegni dell'epoca in una carpetta dell'epoca (anni 40) marchiata Alfa Romeo.
postare qualche foto?? :fifi:
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Motivazione: edit post per correzione codice imageshack
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Re: Alfetta berlina

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cogi ha scritto:Ho capito a quali versioni ti riferivi, l'anno è il 1977, vengono unificate le carrozzerie e gli allestimenti interni, questo in contemporanea alla presentazione al salone di Ginevra dell'Alfetta 2000, quest'ultima con carrozzeria diversa nel frontale.
Cogi, lo sai che su 'sta cosa ho dei dubbi?
Voglio dire, lo so che nel '77 la 1.6 e la 1.8 vengono unificate in contemporanea all'arrivo della 2.0 che inaugura una carrozzeria e degli interni propri, ma il fatto è che non sono sicuro che le porte di questa 2.0 vengono montate pure sulle 1.6-1.8 nello stesso anno '77. Non so perché, ma mi frulla in testa il ricordo che per quasi due anni la 1.6 e la 1.8 continuarono a montare le vecchie porte e che solo nel '79 arrivarono le porte della 2.0. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene. Qui non ho alcun materiale affidabile sui cui verificare 'sta cosa (tengo tutto a Catania): lì con te hai per caso del materiale fotografico di "Alfette" 1.6 e/o 1.8 risalenti proprio al 1977? Oppure hai già verificato? In questo caso, sarò io che ricordo male.

Simpatica quella mattonella!! :D
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Re: Alfetta berlina

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vi faccio i miei complimenti :clap: cmq ci tengo a dire che nel mio piccolo ho qualcosa di se possiamo definirlo raro di un'alfa romeo :fifi:
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l'algebra non e' mai stata cosi bella!
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Re: Alfetta berlina

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ZeroAlfa ha scritto:
cogi ha scritto:Ho capito a quali versioni ti riferivi, l'anno è il 1977, vengono unificate le carrozzerie e gli allestimenti interni, questo in contemporanea alla presentazione al salone di Ginevra dell'Alfetta 2000, quest'ultima con carrozzeria diversa nel frontale.
Cogi, lo sai che su 'sta cosa ho dei dubbi?
Voglio dire, lo so che nel '77 la 1.6 e la 1.8 vengono unificate in contemporanea all'arrivo della 2.0 che inaugura una carrozzeria e degli interni propri, ma il fatto è che non sono sicuro che le porte di questa 2.0 vengono montate pure sulle 1.6-1.8 nello stesso anno '77. Non so perché, ma mi frulla in testa il ricordo che per quasi due anni la 1.6 e la 1.8 continuarono a montare le vecchie porte e che solo nel '79 arrivarono le porte della 2.0. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene. Qui non ho alcun materiale affidabile sui cui verificare 'sta cosa (tengo tutto a Catania): lì con te hai per caso del materiale fotografico di "Alfette" 1.6 e/o 1.8 risalenti proprio al 1977? Oppure hai già verificato? In questo caso, sarò io che ricordo male.

Simpatica quella mattonella!! :D
Ripiloghiamo, nel 77, 1.6 ed 1.8 vengono unificate, montano le porte con maniglia sporgente, quindi usano ancora le "vecchie porte" e carrozzeria con muso corto (prima serie), a fine '81 tutte le versioni, 1.6/1.8/2.0, adottano le porte con maniglia incassata e carrozzeria come la 2.0.



Il simbolo sulla mattonella non è incollato, è lavorato sulla mattonella.
Ultima modifica di cogi il 31/03/2011, 15:42, modificato 1 volta in totale.
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Re: Alfetta berlina

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Benny Q4 ha scritto:vi faccio i miei complimenti :clap: cmq ci tengo a dire che nel mio piccolo ho qualcosa di se possiamo definirlo raro di un'alfa romeo :fifi:

Posta, visto che tu non hai problemi con il mio amico imageshake :lol:
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il volante della giulia sprint GTA che vinse la targa florio nel 71 :D se non ricordo male :D
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Re: Alfetta berlina

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Bellissimo, complimenti.

E la biella è anche della GTA? :D
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Re: Alfetta berlina

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ehm la biella :fifi: quella è una biella in titanio di una porsche da corsa ancora con la bronzina dell'epoca quando correva mio zio :)
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Re: Alfetta berlina

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cogi ha scritto:Ripiloghiamo, nel 77, 1.6 ed 1.8 vengono unificate, montano le porte con maniglia sporgente, quindi usano ancora le "vecchie porte" e carrozzeria con muso corto (prima serie), a fine '81 tutte le versioni, 1.6/1.8/2.0, adottano le porte con maniglia incassata e carrozzeria come la 2.0.
Nel 1977, 1.6 e 1.8 vengono unificate tra loro: montano ancora le porte del '72 e tutta la carrozzeria del '72.
Su questo non abbiamo dubbi. =D

A fine 1981, le 1.6 e le 1.8 vengono uniformate alla 2.0 in tutto e per tutto (tranne qualche dettaglio di finitura), adottando quindi la nuova carrozzeria. Anche su questo siamo d'accordissimo.

Le foto che ho postato all'inizio, dunque, recano date esatte.

Secondo me, però, c'è un passaggio intermedio che ho appunto inserito in quelle foto: nel 1979, 1.6 e 1.8 montano le nuove porte (a serratura incassata) sulla vecchia carrozzeria. Comunque, appena la prossima settimana scendo a Catania, controllo: la memoria potrebbe anche tradirmi.

Benny, la tua non è una casa: è un museo che andrebbe segnalato alla Soprintendenza per i Beni Culturali!! :D
Ma quel volante come è arrivato a voi? Alla guida di quella Giulia c'era tuo padre o tuo zio?

Ieri mi è arrivato il depliant di di concessionaria dell'Alfetta!!! :yaho:
E' bellissimo. Mi fa un certo effetto pensare che lo ha sfogliato mio padre quando, alla fine del 1973, ordinò la mia Alfettina!! :love1:
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Re: Alfetta berlina

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purtroppo non era qua quella macchina,mio padre di recente è andato da un tizio al nord in una grossa officina di auto ti dico solo che ha una 75 IMSA ex ufficiale e tante altre auto,e mio padre prima di andarsene gli fa "mi devi dare un regalo per mio figlio che è un alfista" e questa persona diede a mio padre questo volante nel suo stato orginale :D
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Re: Alfetta berlina

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Un regalo... Appena appena!! :oo:
Certo, come cambiano i tempi: una volta uno andava a Milano e portava come souvenir una statuetta del duomo!!! :lol:
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Re: Alfetta berlina

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Capito, mi è sfuggito questo dettaglio dell'unificazione delle porte (maniglie incassate) su carrozzera antecedente la 2.0, era in effetti il 1979. Pardon per la svista :doh:
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