Da: DirettoreRCL <
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Oggetto: I: I: ...grazie di cuore, Ruoteclassiche!!
Data: Martedì 9 marzo 2010, 14:09
Mi permetta di intervenire ancora una volta, perché – come avrà capito – anch’io mi sento molto coinvolto, in quanto appassionato di automobili, italiane in particolare. Il parere delle riviste automobilistiche si basa su un test di breve durata con l’obiettivo principare di valutare prestazioni e comportamento.
Diversa è l’opinione che concessionari, meccanici e pubblico formulano a distanza di tempo, quando le vendite e i punti deboli di un modello possono fornire dati statistici attendibili.
Ecco perché Quattroruote, per esempio, ha da tempo una rubrica chiamata “Rapporto affidabilità”, redatta appunto sulla base di dati statistici.
In quanto all’Alfa non è morta; è cambiata, si è adeguata al mercato, ma ha perso le sue peculiarità. A mio parere, ciò è avvenuto a poco a poco e non è possibile stabilire un momento precisto. Credo che questo processo sia iniziato prima dell’avvento della Fiat.
Ciò era inevitabile. Provi a confrontare le caratteristiche delle automobili moderne con quelle che vantavano le macchine degli anni Sessanta-Settanta. A parità di cilindrata, le potenze oggi sono livellate, le dotazioni pure; la stragrande maggioranza dei modelli, italiani o tedeschi, giapponesi o coreani, seguono la stessa impostazione meccanica: motore trasversale, quattro cilindri in linea, raffreddamento ad acqua, distribuzione a camme in testa, trazione anteriore, avantreno McPherson (che si sta diffondendo anche al retrotreno), una piattaforma comune su cui sviluppare le varianti a uno-due-tre volumi e station wagon. Negli anni Sessanta, sebbene l’offerta di modelli fosse infinitamente inferiore, lei poteva trovare modelli a motore posteriore o anteriore, a trazione anteriore o posteriore; c’erano motori a quattro cilindri a V (Lancia Fulvia, Ford Taunus 12M), a quattro cilindri contrapposti (Lancia Flavia, Alfasud, Maggiolino…), a quattro cilindri in linea, raffreddati ad aria o ad acqua; c’erano i bicilindrici (in linea, contrapposti o a V); anche in materia di sospensioni non vi era uno schema predominante come è oggi il McPherson per le ruote anteriori. L’Alfa Romeo, per essere competitiva, si è adeguata. In altre parole si è “appiattita” sugli schemi dominanti.
A mio parere, la sola proposta davvero innovativa, oggi, è l’auto ibrida come la Prius , che ha prezzo e prestazioni paragonabili a quelli di un’auto tradizionale.
Torniamo all’Alfa Romeo. La 164, 155, e 145 erano buone macchine (la prima in particolare), ma sul mercato hanno pagato il prezzo di un’immagine già scolorita e dei troppi compromessi in sede di progetto (basti pensare al passo della 155, lo stesso della “Tipo”, e alle piccole dimensioni delle ruote per risparmiare sulle gomme…). La Fiat non è poi stata in grado di sostenere il ritmo della concorrenza nell’aggiornamento dei modelli: La 159 non ha saputo replicato il successo della 156, così come la K non ha saputo raccogliere il testimone della Thema; e la 166 è piaciuta meno della 164...
Il problema è che, diversamente dal passato, la Fiat non ascolta il parere dei concessionari, che invece hanno il polso del mercato e capiscono al volo se un modello si vende o sarà un flop. Se la Fiat avesse presentato ai concessionari il prototipo della K Coupé, stia certo che questi l’avrebbero bocciato senza appello e magari avrebbero convinto la Fiat a mettere in produzione il bellissimo prototipo Fulvia Coupé Concept presentatato, se ricordo bene, nel 2003.
Credo che queste discussioni meritino spazio. Farò il possibile perché venga riaperto il forum del sito
http://www.ruoteclassiche.it, chiuso purtroppo per la cattiva educazione di alcuni frequentatori.
Con molti saluti,
Raffaele Laurenzi