...eh, il buon Silvio dice bene, Tony: nei periodi di crisi vince chi rischia di più, investendo per essere forte quando l'economia ripartirà.
Il problema, però, è un altro: l'Alfa Romeo. E anche gli alfisti. Diciamocelo: siamo un "popolo" troppo difficile, e abbiamo pure un po' troppa puzza sotto il naso, sempre pronti a filosofeggiare scordandoci del mercato. Sarà la storia del marchio, sarà che siamo troppo appassionati, sarà che siamo diffidenti... Fatto è che prenderci per il verso giusto è praticamente impossibile. Per vent'anni abbiamo demolito le Alfa parlando di trazioni, di pianali e componentistica comuni. Ragazzi, io ho 33 anni... praticamente è da quando sono nato che sento gli alfisti lamentarsi delle Alfa: pure quando arrivò l'Alfetta c'era chi si dannava e malediceva l'Alfa Romeo per quel cambio così ostico: l'Alfa Romeo è in crisi, dicevano, la Giulia era tutta un'altra cosa... quella sì che era una VERA Alfa! Quanti anni saranno passati? Quante generazioni di Alfa sono passate? Siamo nel 2009 e sento ripetere sempre le stesse cose: cambia solo il nome dell'auto. Viviamo di luoghi comuni, viviamo di miti di cui molti parlano solo per sentito dire: quando arrivò in listino la 75, oddio che ce ne fosse uno che quella macchina l'apprezzava! La solita vecchia e obsoleta minestra riscaldata: l'impianto elettrico frigge come un uovo, i freni posteriori sono un terno al lotto, ecc. Oggi tutti a osannarla, come d'altra parte anche l'Alfetta. Ora... dipingetevi questo quadro e poi moltiplicatelo per mille; ma che dico mille... diecimila: ecco, avrete un'idea di ciò che per anni è accaduto dentro lo stabilimento di Arese. Arese e Torino non si sono mai capiti: sembrava che in mezzo passasse una cortina di ferro. Ma dico io: si poteva andare avanti con "quelli" di Arese che sfottevano "quelli" di Torino? E tutto si è tradotto in un ventennale tiro e molla di cui nessuno è mai riuscito a venire a capo. Parlavi con la responsabile dell'archivio storico e pareva ti cantasse l'inno della superiorità lombarda, umiliata dalla prepotenza piemontese! Sapete qual è la verità? Per decenni e decenni, all'Alfa non si sono mai dovuti preoccupare dei bilanci: ad Arese pareva di essere negli uffici di Fantozzi... Ognuno si ritagliava il proprio angolo di potere e si auto-proclamava vicerè del reparto, perché lui era "più Alfa" degli altri e sapeva solo lui come fosse meglio agire. Alla fine, ecco che ne è rimasto. La storia, amici miei, è molto diversa da come noi appassionati ce la vogliamo immaginare: dell'Alfa Romeo non gliene è mai fregato niente a nessuno, perché ognuno aveva una SUA Alfa Romeo, una SUA personale idea dell'Alfa Romeo... Insomma, ogni testa un sovrano. E invece l'Alfa Romeo prima e la Fiat ora sono semplici società di capitali, come lo è l'Indesit, come lo è la coca cola, come lo è la philips o amcora samnsung. Noi immaginiamo che la mattina mister Marchionne o mister Montezemolo vanno al lavoro tutti fieri e orgogliosi, intonando l'inno della Fiat o della Ferrari. La realtà è che sono manager come tutti gli altri: nella loro testa il marchio Alfa Romeo, Fiat o Ferrari non è molto diverso dal marchio Ariston... Solo che questo produce lavatrici, quelli fanno auto: sempre elettrodomestici sono.
Morale della favola: la politica aziendale la si fa col portafogli e non col cuore. E il portafogli dice che oggi Arese non serve a nulla, soprattutto quell'Arese, fatto di gente che - ai "bei" tempi - si credeva il sale della terra e invece succhiava capitali pubblici pensando che questi fossero infiniti. Infiniti... L'Alfa Romeo se la sono mangiata loro per primi: ma ci rendiamo conto che cosa dovettero inventarsi sull'Alfasud per far quadrare i conti? Presero il ponte posteriore dell'Alfetta, lo girarono e lo montarono al contrario, all'avantreno: l'Alfasud è l'unica auto dell'era moderna ad avere il freno a mano che agisce sulle ruote anteriori e in dischi freno ANTERIORI in-board, all'uscita del differenziale... Chi ha guidato e conosciuto l'Alfasud sa cosa voleva dire avere a che fare con quei freni: tutti i difetti e gli squilibri che le Alfa col De Dion avevano al retrotreno, l'Alfasud li aveva all'avantreno. E vi lascio immaginare cosa ciò volesse dire. E invece "loro" erano dei, mi sembravano una massa di intoccabili. Ecco perché io Arese, in cuor mio l'ho sempre un po' odiato. E resto ancora oggi convinto che per far ripartire davvero l'Alfa quello stabilimeto bisognerebbe raderlo al suolo, salvando ovviamente il museo e il ricchissimo archivio storico (ma magari trasferendoli entrambi in un un luogo più elegante...).
A proposito dell'archivio storico, forse mi sono spiegato male: il fatto che è stato murato è stato in realtà un atto d'amore... Dopo che l'ultima responsabile era andata in pensione, non si era trovato nessuno pronta a sostiruirla e a capirci qualcosa in quel mare magnum di scaffali mobili. E' stato provvisoriamente murato e sigillato per evitare che qualcosa prendesse misteriosamente il... volo!!! Perché lì funzionano solo questi sitemi. Ho conosciuto personalmente gente (non dipendenti Alfa Romeo) che entrava e usciva dall'archivio storico come io entro ed esco dal bagno di casa mia. A proposito, se a Balocco ci sarà anche chi penso io... Bah, meglio che lascio perdere.
Mi sbaglierò, ma sono convinto che una vera valorizzazione del marchio Alfa Romeo possa avvenire solo lontano da Milano e dalla Lombardia. L'Alfa è stata sempre una azienda senza un vero padrone, o magari con un padrone lontano, un padrone astratto: forse è venuto il momento che un padrone vero lo trovi, uno che se lo metta in tasca e cominci a fare tutto ciò che vuole buttando fuori chi non ci sta. L'Alfa bisogna ripensarla da zero, ridargli un ruolo, un'immagine, una filosofia. La 159 è nata neanche quattro anni fa. Oggi vedo in strada la Mito e la 159 pare un'Alfa fuori produzione. Poi mi guardo ancora in giro e vedo la GT e poi ancora la 147...

Che hanno in comune tra loro la GT, la 159, la 147 e la Mito??? Sembrano macchine di marchi diversi. Ci siamo salvati sino alla fine degli anni Novanta. Poi in Fiat è iniziato il valzer dei dirigenti e all'Alfa si sono fatti riprendere la mano: formalmente era la Fiat che approvava i progetti. Nella realtà, il centro stile - non si sa come - riusciva a imporre la sua visione dei modelli, completamente privi di un filo che li unisse. Vediamo ora che accade con la 149... ma già sento odore di burrasca. Forse... forse... riusciremo a rimetterci in carreggiata con l'erede della 159. Forse.